I primi hanno appena compiuto l’età per iscriversi a un social e sono già tra gli attori più rilevanti nelle decisioni di acquisto in famiglia. E stanno crescendo in un ecosistema digitale che ne plasma identità, scelte commerciali e relazioni interpersonali. Parlare di marketing per la Generazione Alpha significa andare oltre i linguaggi tradizionali per abbracciare esperienze autentiche, familiari e partecipative. Come vedremo, non si tratta soltanto di raggiungere un nuovo target ma di comprendere una generazione che orienta i consumi e ridefinisce le regole dell’engagement.
Chi fa parte della Gen Alpha
La Generazione Alpha comprende i bambini nati dal 2012 al 2025 che oggi hanno da pochi mesi a 13 anni compiuti. Essendo la prima generazione nata interamente nel XXI secolo, alcuni di loro potrebbero vivere fino al XXII. È stata denominata con la prima lettera dell’alfabeto greco per questo e ad essa seguirà la Generazione Beta. È la prima a crescere in un mondo del tutto digitalizzato e iperconnesso. A differenza di chi li ha preceduti, gli Alpha non hanno mai conosciuto una realtà priva di assistenti vocali, intelligenza artificiale o piattaforme di streaming on-demand. Questo li rende nativi digitali assoluti. Ci troviamo di fronte a un gruppo demografico con il quale si stanno ridefinendo i modelli culturali, le logiche di apprendimento e le decisioni di acquisto. Per questo motivo, le strategie di marketing per la Generazione Alpha presentano dei tratti molto diversi rispetto a quelle indirizzate ad altri target.
Differenze tra Gen Alpha e Gen Z
Con il termine Gen Z ci si riferisce ai ragazzi e alle ragazze che sono nati tra il 1996 e il 2011. Oggi hanno tra i 14 e i 29 anni, una fascia d’età che comprende persone che si trovano in fasi estremamente diverse della vita. Dai preadolescenti ai quasi trentenni, da quelli che sono iscritti ancora a scuola a quelli che, invece, vivono le prime esperienze nel mondo del lavoro. Questa generazione può quindi manifestare comportamenti contraddittori se analizzata dal punto di vista dei movimenti sociali e del rapporto con i media.
A differenza della Generazione Z, che ha vissuto la transizione dall’analogico al digitale, i Gen Alpha sono nati in un contesto in cui il digitale pervade ogni aspetto. Questo li rende più inclini alla simultaneità, alla personalizzazione e alla navigazione fluida tra formati e canali. Per quanto riguarda l’aspetto cognitivo, questi giovanissimi crescono in ambienti che li stimolano in modo rapido ma anche disordinato, esponendoli al rischio di iperstimolazione. Sono, al tempo stesso, più autonomi nella selezione dei contenuti e più suscettibili a interazioni inefficienti o poco interessanti.
Gen Alpha e Millennials
Uno dei tratti distintivi dell’ecosistema Alpha è la presenza attiva di genitori generalmente Millennials. Questi hanno vissuto l’ascesa della rete e dei social da giovani adulti, esperienza che li rende più consapevoli sia del potenziale che dei rischi del digitale. Possono svolgere quindi un ruolo di selezionatori di contenuti e piattaforme. Non vivono il web come un elemento intrusivo ma come uno spazio che può essere relazionale e formativo.
Il rapporto tra genitori Millennials e figli Alpha è generalmente collaborativo. I primi tendono a stimolare la curiosità, la creatività e l’autonomia dei secondi restando vigili e trasmettendo i propri valori e gusti. L’abitudine di guardare, scegliere o giocare insieme è una prassi e sta trasformando radicalmente le dinamiche del tempo libero. Di conseguenza, ha implicazioni anche sul modo in cui i messaggi educativi e quelli pubblicitari vengono percepiti. Questo ha effetti profondi anche sulle aspettative nei confronti dei brand e sulle strategie di marketing che questi possono mettere in campo. Il nostalgia marketing, ad esempio, si rivela particolarmente efficace perché riesce a coinvolgere contemporaneamente genitori e figli attraverso riferimenti culturali trasversali.
Caratteristiche della Generazione Alpha
Come dicevamo, i nati dal 2012 in poi sono i primi ad aver conosciuto il mondo attraverso lo schermo prima ancora di imparare a leggere o scrivere. Dalla primissima infanzia hanno interagito con dispositivi mobili, piattaforme digitali e ambienti connessi in modo intuitivo, naturale e continuo. Non si tratta di un accesso precoce alla tecnologia ma di un’integrazione che è avvenuta naturalmente, in ambienti dove i touchpoint digitali sono parte del quotidiano. Per i bambini Alpha non esistono barriere tra fisico e digitale né tra informazione e intrattenimento. Ciò li ha resi capaci di navigare tra linguaggi, formati e dispositivi in maniera istintiva e autonoma.
AI, ambienti immersivi, gamification e Internet of Toys
L’interazione vocale quotidiana con tecnologie intelligenti come Alexa, Google Home e chatbot conversazionali permette ai bambini di oggi di dialogare con l’AI senza mediazioni. Di conseguenza, si relazionano con le informazioni e con le fonti di scoperta in modo diverso rispetto alle generazioni precedenti. A questo si aggiunge la crescente familiarità con gli ambienti immersivi e i videogiochi in realtà aumentata. Questi portano a rafforzare delle competenze cognitive ibride nelle quali stimoli sensoriali, coinvolgimento visivo e autonomia di navigazione si fondono.
Anche la gamification si afferma come un vero e proprio linguaggio per la Gen Alpha, abituata a seguire dinamiche ludiche anche in contesti formativi e scolastici. L’unione di intelligenza artificiale e gaming genera piattaforme educative in grado di adattare i livelli di apprendimento in base ai progressi del bambino, offrendo un’esperienza realmente personalizzata e stimolante. Questi strumenti aprono nuove prospettive per il mondo dell’istruzione – e non solo – a condizione che si sappia coniugare l’innovazione tecnica con la responsabilità pedagogica.
L’Internet of Toys, d’altra parte, rappresenta una delle ultime frontiere del rapporto tra gioco e tecnologia. Parliamo di giocattoli connessi come peluche, robot, bambole e dispositivi in realtà aumentata che sono capaci di apprendere dal comportamento dei bambini e adattarsi alle loro modalità relazionali. Questi strumenti offrono enormi potenzialità educative, introducendo competenze STEM, linguistiche o relazionali in modo naturale. Tuttavia, sollevano importanti questioni etiche: dalla raccolta dati alla sicurezza informatica, fino alla trasparenza nell’uso dell’intelligenza artificiale. Per tutelare i minori è indispensabile definire protocolli chiari e standard regolatori a livello internazionale.
Una prima conseguenza delle abitudini appena tracciate è che si tratta di utenti già abituati a consumare contenuti on-demand e personalizzati. Le strategie di marketing per la Generazione Alpha deve quindi includere esperienze comunicative e commerciali su misura, dinamiche e orientate al micro-targeting.
L’impatto economico della più giovane delle generazioni
Pur non essendo ancora adulta, la Gen Alpha esercita già un impatto economico significativo. È una protagonista attiva nella ridefinizione di linguaggi e consumi. I bambini Alpha non si limitano a ricevere: chiedono, selezionano, confrontano e orientano. Sono capaci di influenzare le decisioni d’acquisto della famiglia fin dalla scuola primaria, in particolare per ciò che riguarda le piattaforme di streaming e la scelta di giochi, dispositivi mobili, abbigliamento e vacanze.
Secondo un recente sondaggio condotto da Horizon Media il potere d’acquisto diretto della Gen Alpha è di circa 28 miliardi di dollari annui solo negli Stati Uniti. A questi si aggiunge un’influenza indiretta che arriva fino a 500 miliardi di dollari tramite le scelte dei genitori in settori come moda, alimentazione, tecnologia e intrattenimento.
Si prevede che entro il 2030, la Gen Alpha sarà la principale forza trainante dell’e-commerce globale, contribuendo alla crescita di settori chiave come:
- prodotti tech e smart toys;
- siti di apprendimento;
- fashion e sportswear per l’infanzia;
- prodotti alimentari personalizzati e salutistici;
- gaming e micro-abbonamenti digitali.
L’impatto economico della Generazione Alpha si estende oltre il perimetro commerciale fino al mondo dell’istruzione e della cultura. Le famiglie con figli sono infatti più propense a sottoscrivere abbonamenti digitali, partecipare a esperienze immersive (come mostre interattive o musei virtuali) e scegliere percorsi formativi online. Questo comporta una ridefinizione della spesa che si orienta verso soluzioni personalizzabili, gamificate e maggiormente tecnologiche in diversi ambiti.
La Gen Alpha online tra social e gaming
Per i bambini e preadolescenti nati dal 2012 in poi, negli ambienti digitali l’interazione è la norma mentre la passività è l’eccezione. Questo approccio porta le aziende a un ripensamento della narrazione, a nuove scelte riguardanti le piattaforme presidiate e alla ridefinizione del concetto stesso di attenzione. Perché siano realmente efficaci, le strategie di marketing per la Generazione Alpha devono tenere conto di questi aspetti.
I social media come spazi di partecipazione e scoperta
Sul piano social, la Gen Alpha si muove all’interno di ecosistemi digitali dove la fruizione è rapida, modulare e co-creativa. YouTube si conferma la piattaforma di riferimento per la fascia dai 6 ai 12 anni, spesso usata in modalità condivisa con i genitori. Il formato video rappresenta il principale veicolo di apprendimento e intrattenimento, con format brevi, tutorial, esperimenti, vlog e cartoni animati che favoriscono partecipazione e identificazione. YouTube Kids, in particolare, è stata sviluppata per offrire un ambiente web sicuro per i più giovani. È particolarmente apprezzata dagli adulti per il controllo parentale avanzato e dai più piccoli per l’interfaccia intuitiva e i contenuti indirizzati proprio a loro. Per i brand che si rivolgono a questo target rappresenta uno dei canali strategici per costruire messaggi efficaci.
Videogaming: la grammatica culturale dei piccoli
Per questa generazione, il videogioco non è solo una forma di intrattenimento ma una struttura narrativa e sociale attraverso la quale costruire esperienze, relazioni e competenze. Roblox, Minecraft e Fortnite non si limitano a offrire dinamiche ludiche: sono vere e proprie piattaforme di costruzione identitaria. Qui i bambini progettano mondi, collaborano con coetanei, partecipano a eventi digitali e si relazionano con i brand in modo organico.
Gli ambienti gaming offrono terreno fertile per la creazione di un vocabolario a sé stante. In questo si fondono termini tecnici del gioco online (“respawn”, “grindare”, “rage quit”, “OP”), slang digitale, reaction esagerate e riferimenti iper-specifici che spesso sfuggono agli adulti. L’umorismo della Gen Alpha è caratterizzato dal non-sense e da contrasti improvvisi e comicità visiva ispirata ai meme. Alcuni esempi? Video con ritmi volutamente disorientanti, remix audio casuali, emoji usate in modo provocatorio o con nuovi significati.
Per essere accettato all’interno di questi spazi, il brand deve rispettare la logica ludica, dell’esplorazione e della scoperta e intercettare i codici linguistici senza strumentalizzarli. Più che la pubblicità tradizionale, a funzionare è l’integrazione ben progettata.
Minore attenzione, maggiore selettività
A dispetto di una narrazione superficiale che li descrive come disattenti, i bambini della Gen Alpha manifestano una soglia di attenzione più breve ma altamente selettiva. Secondo recenti studi, un contenuto digitale ha meno di 8 secondi per catturare l’interesse prima di essere scartato. Ma quando lo stimolo è rilevante, il loro livello di engagement può essere elevato e attivo.
Un dato di cui prendere nota, infatti, è che per i più piccoli l’attenzione non si “perde”: si assegna in tempo reale a ciò che risulta invitante o utile. I contenuti che non generano valore immediato vengono ignorati, mentre quelli che suscitano emozioni, riflessione o gioco vengono rielaborati, condivisi, trasformati. Questo passaggio dal consumo passivo all’interazione attiva modifica in profondità le strategie di comunicazione.
Chi si occupa di marketing per la Generazione Alpha deve imparare dai comportamenti di questo target e adottare nuovi linguaggi, tempi e forme di relazione. E a puntare su format brevi, intensi, visivi e interattivi fin dal primo frame. Comprendere come e dove costruiscono interazioni rilevanti può essere un buon punto di partenza.
Marketing per la Generazione Alpha, linee guida
Come si evince da quanto detto fin qui, per comunicare alla Gen Alpha non è possibile prescindere da alcuni punti fondamentali.
1. Messaggi “familiari” e condivisi
Uno dei primi elementi che i brand possono tenere in considerazione per comunicare alla Gen Alpha è che spesso questi fruiscono dei contenuti in presenza di adulti. Chi parla a questo target non si rivolge solo al bambino ma anche all’adulto che osserva, valuta e decide. Il messaggio deve quindi essere progettato per essere efficace su entrambi i livelli, con linguaggi paralleli e sinergici.
Tutto ciò porta ad un ritorno del marketing familiare. In questo caso però non viene inteso come una serie di azioni promozionali indirizzate ai genitori perché comprino per i figli. Si tratta invece di puntare sulla condivisione dell’esperienza. Il brand può, in altre parole, diventare facilitatore di momenti significativi, siano essi di scoperta, gioco o apprendimento. In questo senso è bene tenere a mente anche le tendenze dei Millennial. Per questa generazione, autenticità, sostenibilità e coerenza etica sono cruciali tanto per i propri consumi personali quanto per quelli riguardanti i figli.
I genitori Millennials privilegiano aziende capaci di proporre valori chiari e messaggi coerenti, anche nei prodotti rivolti a piccoli della famiglia. Ne consegue una crescente domanda di storytelling educativo, in cui il contenuto non solo intrattiene ma insegna, ispira e stimola la curiosità. Chi riesce a coniugare narrazione, scopo e apprendimento sono quelli che ottengono un posizionamento distintivo nel contesto familiare. A patto però di non risultare didascalici.
Pubblicità e influencer marketing per i minori
I bambini scoprono nuovi prodotti attraverso ambienti sociali come i videogiochi e le micro-community e grazie a creator di nicchia e a dinamiche tra coetanei. Per i brand, ciò significa abbandonare i modelli di promozione diretta per adottare strategie radicate nei contesti in cui la Gen Alpha si riconosce: spazi relazionali, esperienze condivise e storytelling autentico. Solo così è possibile costruire una relazione duratura con una generazione che non segue l’azienda ma può includerla nel proprio ecosistema quando ne percepisce il valore.
Come abbiamo in parte visto, la Generazione Alpha è immune al modello pubblicitario classico. Non risponde a messaggi push né tollera l’interruzione dell’esperienza. Si tratta di un pubblico che si aspetta di essere coinvolto, non sollecitato: il contenuto deve essere scoperto, non imposto. Questo richiede un ripensamento radicale dei meccanismi delle promozioni: più esperienze interattive, ambienti immersivi e percorsi narrativi e meno spot, banner o format invasivi. Le aziende devono costruire relazioni di medio-lungo periodo, presidiare ambienti digitali in modo nativo e contribuire a creare valore per il bambino e il suo contesto familiare.
Con la Gen Alpha, anche il ruolo degli influencer può assumere un peso diverso, più valoriale che promozionale. Per i bambini nati dopo il 2012 non si tratta di semplici testimonial ma figure di riferimento educativo, modelli comportamentali e facilitatori di scoperta. Questo target predilige creator vicini al loro mondo per età, che siano autentici e riconoscibili. In questo caso la fiducia non si costruisce sulla notorietà di chi comunica ma sull’identificazione e sulla continuità dell’interazione. In questo contesto, i brand devono abbandonare l’idea dell’endorsement e proporre messaggi partecipativi e co-creati.
Canali e contenuti
Entrare nel perimetro di attenzione della Generazione Alpha significa partire dai contesti digitali che frequentano quotidianamente. Social come TikTok e piattaforme come YouTube sono tra gli spazi prediletti, così come gli ambienti di gaming. Qui il contenuto viene percepito e valutato a partire dalla sua capacità di integrarsi nel flusso narrativo già avviato.
Proprio per questo i brand devono superare la logica del messaggio fine a se stesso e iniziare a progettare esperienze che siano simili a quelle organiche. È bene in linea di massima prediligere video dinamici, animazioni e giochi. Come abbiamo visto, la Gen Alpha ha una soglia d’attenzione rapida ma selettiva che va intercettata entro i primi 8 secondi.
Per la targetizzazione, invece, bisogna ricordare che i bambini scoprono nuovi prodotti seguendo le proprie passioni (es. vulcani, canto, dinosauri, disegno, danza etc). Oltre a quella per età, quindi, la segmentazione del target per interessi è essenziale per ottenere visibilità e risultati ottimali.
Educazione digitale, regolamentazione e tutela dei minori
Al di là del tema specifico delle strategie di marketing per la Generazione Alpha, in questo contesto è importante considerare che le piattaforme e i dispositivi rivolti all’infanzia raccolgono dati personali, vocali e comportamentali. Spesso questo meccanismo avviene senza una regolamentazione uniforme a livello globale. La tutela della privacy, la limitazione della pubblicità aggressiva e la necessità di etichette digitali trasparenti diventano priorità da tenere in considerazione. In un contesto in cui il confine tra gioco, apprendimento e consumo è sempre più sfumato, la comunicazione rivolta ai più piccoli deve fondarsi su codici etici solidi, evitare ambiguità e garantire un equilibrio tra coinvolgimento e tutela.
Prepararsi a una generazione esigente, autonoma e consapevole
I bambini di oggi non sono solo il target pienamente commerciale di domani. Sono autonomi nel consumo, selettivi nei contenuti, consapevoli del proprio potere di scelta e influenti all’interno del nucleo familiare. Chi deve ideare strategie di marketing per la Generazione Alpha si trova a progettare esperienze educative e ludiche in contesti altamente tecnologici. Per essere all’altezza di una generazione che cresce velocemente come le innovazioni che la circondano, vale la pena rivolgersi ad esperti del settore.