Le storie che evocano sentimenti forti, meglio se di disgusto o di terrore, tendono a diffondersi più facilmente nel cyberspazio. A dirlo è la scienza, in particolare una ricerca degli psicologi Heath, Bell e Sternberg risalente all’ormai lontano 2001 ma ancora molto attuale. I tre studiosi misero a fuoco soprattutto il diffondersi delle leggende metropolitane, ma oggi risulta molto più attuale parlare di fake news.
Il fenomeno delle cosiddette bufale, infatti, ha ormai invaso il web e, dopo essere stato sottovalutato e bollato come goliardico, oggi provoca danni enormi alla società in quanto riesce a falsare le opinioni e le scelte degli utenti nella loro vita quotidiana, come ad esempio quelle politiche e di consumo, con un effetto amplificato soprattutto in situazioni difficili come quella dell’emergenza Covid-19. Le fake news hanno lo scopo di attirare l’attenzione attraverso meccanismi e leve psicologiche specifiche al fine di portare traffico su alcuni siti web – utilizzando spesso titoli ingannevoli per spingere l’utente a cliccare (clickbait) – ma anche, semplicemente, di veder ampliare il più possibile la loro diffusione sui social media.
Oggi le notizie fasulle vengono create con un’accuratezza tale da renderle indistinguibili rispetto ad una notizia normale, e il fatto che stiano diventando sempre più verosimili e curate ha spinto anche Facebook e Google a scendere in campo per frenarne la diffusione. Partendo da alcune fake news diffuse su blog e social negli ultimi anni, ad esempio, sono nate alcune delle teorie del complotto che, pur essendo totalmente infondate e senza alcuna base scientifica o dimostrabile, oggi hanno preso piede in tutto il mondo, come il falso atterraggio sulla Luna, i complotti dietro a numerosi attentati, la pericolosità dei vaccini e del 5G, il terrapiattismo e via dicendo. Per fortuna, però anche le fake news hanno dei punti deboli che possono essere scovati seguendo cinque semplici regole per verificare se sono autentiche.
1) Indagare su fonti e autori
Innanzitutto il sito web: è una testata giornalistica attendibile? Ha un nome dominio che fa il verso a quello di altri siti più famosi? Insomma, fare attenzione a dove si trova una notizia è già un primo passo per verificarla, anche se persino le testate più prestigiose, a volte, cadono nella trappola delle fake news. Se la fonte su cui leggiamo la notizia non ci convince, proviamo a cercarla altrove: di solito, prima che una fake news esploda, viene riportata solo su pochissimi siti e pagine social di dubbia provenienza.
Anche la firma è un fattore importante da valutare perché le bufale difficilmente sono firmate e, se lo sono, riportano nomi di autori poco o per nulla conosciuti, spesso inventati. Attraverso i motori di ricerca e i social network possiamo facilmente capire se il nome riportato corrisponde a una persona reale e se essa è degna di fiducia e competente rispetto agli argomenti di cui parla.
2) Verificare dati, riferimenti e testimonianze
Nel testo della notizia si riportano solo generiche “ricerche scientifiche” di sconosciute università americane e di cui non si riportano altri dati? La presunta fonte è “un esperto” che non viene mai citato direttamente? Sicuramente dobbiamo tenere presente che i giornalisti possono non rivelare chi ha fornito loro notizie riservate, ma se si parla di argomenti ordinari e se non viene citata nessuna altra fonte o prova di quello che si sostiene, verosimilmente siamo davanti ad un falso.
Anche i numeri e le statistiche sono una trappola in cui è facile cadere, perché generano una sensazione rassicurante e tendono ad essere considerati punti di riferimento incontrovertibili, che però tali non sono se non provengono da una fonte attendibile e citata chiaramente nell’articolo.
Per evitare di cadere nell’inganno delle fake news è necessario risalire, fin dove possibile, alle fonti originarie dell’informazione: in questo possono aiutarci i tanti siti di fact-checking online che si occupano di verificare al posto nostro questi dettagli, e che possono quindi essere sempre consultati per verificare l’attendibilità di quello che si sta leggendo: tra questi, in Italia consigliamo sicuramente Valigia Blu e l’agenzia AGI che hanno sezioni dedicate proprio al fact-checking.
3) Fare attenzione alle immagini
Le foto “forti” che catturano magneticamente lo sguardo sono una delle caratteristiche più ricorrenti nelle fake news. Il meccanismo è semplice: una volta che siamo stati attirati dall’immagine o dal video che accompagna la notizia, le nostre “difese” si abbassano in quanto la reazione emotiva scatenata dal contenuto prende il sopravvento rispetto al razionale dubbio sulla notizia, e dunque siamo più inclini a farci coinvolgere dalla notizia e a credere a ciò che ci viene raccontato. Questo accade soprattutto in considerazione del fatto che il materiale visivo ha un impatto molto più forte sul nostro cervello rispetto alla parola scritta.
Spesso, però, le notizie sono false proprio a partire dalle foto, utilizzate in modo decontestualizzato, modificate ad hoc, ripescate da articoli passati. In casi sospetti, la prima cosa da fare è salvare la foto sul proprio computer e procedere con la ricerca inversa per immagini di Google Images o con strumenti ancora più specifici, come il sito Tin Eye, che ci chiarirà subito qual è la vera origine dell’immagine in questione.
4) Notare il linguaggio
Le parole utilizzate nelle fake news sono spesso ricorrenti e mirano a stimolare la parte più emotiva della nostra mente. Tutto quello che somiglia a “Incredibile”, “eccezionale”, “sconvolgente” e simili spesso ha l’unico scopo di aumentare l’impatto che una notizia ha su di noi e sulle nostre emozioni, ancora una volta abbassando le nostre difese contro le falsificazioni.
Quando leggiamo queste parole, accompagnate magari da una scarsa cura del linguaggio, da una punteggiatura messa in modo arbitrario e da una impaginazione approssimativa subito ci si deve accendere l’allarme fake news che ci porterà a fare ulteriori e più approfondite verifiche rispetto a quello che stiamo leggendo. Il motivo non è legato all’ignoranza di chi scrive, ma al fatto che le persone che aprono l’articolo per leggerlo riconosceranno comunque che si tratta di una notizia falsa, mentre quelle più inclini a credere alla fake news nella stragrande maggioranza dei casi condividono e commentano il link basandosi esclusivamente sul titolo senza aver mai letto il contenuto.
5) Contestualizzare
Spesso le notizie si situano in una zona grigia tra la veridicità e la completa falsità: è il caso delle fake news che diventano tali nel momento in cui si riportano dati, fatti, opinioni messi insieme in modo da voler tendenziosamente dimostrare qualcosa.
In questo caso siamo davanti a bufale particolarmente difficili da riconoscere, perché sono corredate anche di informazioni vere e verificabili. Occorre, però, far caso a tutti quegli elementi che ci fanno comprendere che alcuni dati o fatti reali possono essere stati riportati in maniera parziale o manipolati attraverso la titolazione, il montaggio della notizia, didascalie non corrispondenti all’immagine stessa, foto prese da altri contesti. Insomma, in questo caso, si tratta anche di un’analisi formale oltre che di contenuto.
Extra
C’è infine un sesto punto, che non abbiamo incluso perché sembrerebbe scontato, ma che è ad oggi il maggior responsabile della diffusione di notizie palesemente false: riguarda il comportamento della maggioranza degli utenti, in particolare su Facebook, che abitualmente commenta e condivide gli articoli che compaiono sul proprio feed basandosi esclusivamente sul titolo e sull’immagine che lo accompagna senza aver mai cliccato e aperto l’articolo. Beh, in questo caso il consiglio sembra banale ma non è: leggere gli articoli prima di condividerli.
Dunque, la battaglia contro le fake news si fa sempre più aspra, e questo ci incoraggia a mettere da parte per un attimo l’emotività quando ci troviamo sotto gli occhi dei contenuti che ci sembrano sconvolgenti e analizzare razionalmente tutti gli elementi di cui abbiamo parlato. Solo nel loro complesso, infatti, tutti questi “indizi” e consigli rappresentano una prova concreta del fatto che siamo davanti a una bufala. In quel caso, sarebbe il caso di non condividerla sui canali social nè inviarla tramite Whatsapp o mail ai nostri conoscenti, provando così ad evitare che si diffonda e continui a provocare danni al nostro contesto sociale e anche alla nostra reputazione.