Era il 6 luglio 2021 e Chiara Ferragni, di solito molto aderente ad una comunicazione tutta moda e figli, pubblicava una story di rottura. “Che schifo che fate, politici”, tuonava. L’indignazione dell’imprenditrice riguardava il ddl Zan, provvedimento contro l’omofobia che i Ferragnez hanno portato all’onore delle cronache in modo molto più appariscente di quanto non avrebbe potuto senza di loro, contribuendo in maniera significativa al dibattito nazionale. Il destinatario della sdegno, però, era uno preciso: Matteo Renzi, il cui partito Italia Viva, aveva appena mutato l’orientamento a favore della legge espresso alla Camera in una bocciatura da realizzare in Senato. Alla reazione della Ferragni per questa brusca inversione di marcia, Renzi ha replicato invitandola a un confronto pubblico. Il CEO di DeRev, Roberto Esposito, ha spiegato al Corriere della Sera perché il leader di Italia Viva ha sbagliato e perché i Ferragnez ci hanno guadagnato.
L’analisi dei profili e l’interpretazione della dinamica
Chiara Ferragni
Chiara Ferragni Ferragni non è più una semplice influencer. Sempre più affermata e cresciuta anche da un punto di vista anagrafico, oggi sta cercando di evolvere in un posizionamento che sia coerente con l’immagine di donna imprenditrice e madre. Non fa dell’intervento nel dibattito pubblico una costante delle sue strategie di comunicazione, ma circoscrive il perimetro ad alcuni temi scelti per un gioco di quadra a due. Con la collaborazione del marito, infatti, riesce a farsi portavoce del messaggio, lasciando la gestione del dibattito a Fedez e mantenendo pulita la propria immagine. Il ddl Zan rientra nel piccolo bouquet di argomenti scelti dalla coppia: è in realtà una battaglia del marito, che lei accetta di amplificare. A seguito di queste story, Ferragni ha guadagnato oltre 16mila nuovi follower in un giorno, ma si tratta di un risultato del tutto in linea con i precedenti.
Fedez
È in occasione di questa disputa che Fedez ha cambiato l’immagine del profilo con il meme di stesso che urla al telefono con la Rai. Un messaggio chiarissimo, che segnala un assetto di guerra tuttora non dismesso e lo vede destreggiarsi quasi quotidianamente tra diffide e querele. Si sta posizionando sempre di più come mastino della famiglia, quello a guardia del reame, il che si sposa bene con l’evoluzione del rapper sovversivo, che attacca il sistema svelandone supposte fragilità e contraddizioni. La querelle con Renzi sul ddl Zan, nel suo caso, è andata in scena tanto su Instagram, quanto su Twitter, con buoni risultati. Su Facebook Fedez ha guadagnato 1.500 follower pur non aggiornando il profilo da dicembre 2020. Oltre 7mila sono arrivati su Twitter mentre, su Instagram, ottenendo 3.668 follower, è riuscito ad invertire quel trend negativo che nei 10 giorni precedenti gliene aveva fatti perdere 7mila.
Matteo Renzi
Non capita tutti i giorni di venire citati da Chiara Ferragni e così Matteo Renzi ha colto al balzo l’occasione, senza fare i conti di quanto convenisse davvero. La verità è che non può competere con i Ferragnez nel loro territorio naturale che, per altro, non padroneggia benissimo. Al momento è il leader politico con la minore capacità di ingaggio dei follower, che reagiscono pochissimo ai suoi post. Come spiegato dal CEO di DeRev, Roberto Esporito, ha sbagliato sia nel merito che nel metodo. Avrebbe dovuto rispondere alla Ferragni come avrebbe fatto a un qualsiasi cittadino. Del resto la Ferragni è proprio questo: per quanto famosa non è un leader politico. Sarebbe stato meglio il silenzio e tentare di portare avanti l’agenda sul ddl Zan per proprio conto, potendo così anche sfruttare davvero i Ferragnez. Ma il settore non è ancora pronto per i social e la comunicazione politica di Renzi ancor meno.
Considerazioni generali
I Ferragnez non sono immuni dai rischi della comunicazione social: non è vero, come dice Fedez, che Chiara può permettersi qualsiasi tipo di commento perché “non è pagata dagli italiani”. Ha il dovere di misurare quello che dice, sia nel suo proprio interesse che per una responsabilità civica. Proprio in qualità di influencer e opinion leader, infatti, ha una responsabilità nei confronti del suo pubblico. Per questo, pur avendo tutta la legittimità dell’opinione, avrebbe potuto scegliere qualcosa di maggior valore rispetto alla frase “i politici fanno schifo”. In occasione di questa lite, su Google sono aumentate le ricerche di chi ha voluto avere maggiori informazioni e dettagli sul ddl Zan. La comunicazione politica sui social, del resto, dovrebbe servire a questo: come strumento di democrazia e partecipazione. Non l’ha capito la politica, ma l’hanno capito gli influencer.