Dal 2003, LinkedIn si è evoluto senza perdere la forte caratterizzazione di piattaforma dedicata al mondo del lavoro. Tuttavia, se per anni è stato percepito come un’immensa banca dati di referenze lavorative, da sfruttare nelle fasi di job searching e recruiting, è in realtà molto di più di questo. A metà strada tra media e social network, LinkedIn vanta una serie di potenzialità al servizio del networking, dell’informazione e della formazione, ma anche e sopratutto del posizionamento personale. Per sfruttarle, occorre prima di tutto conoscerne le dinamiche, a partire dal funzionamento dell’algoritmo, e padroneggiarne i tool. Ma la vera differenza la fa avere una strategia di utilizzo orientata al raggiungimento dei propri scopi. Si massimizza, quindi, il concetto di comunicazione digitale in un’epoca dove sempre più persone si incontrano online. Non conta solo esserci, ma come.
Il personal branding, cos’è e perché farlo su LinkedIn
L’era digitale ha portato con sé un’evoluzione dei concetti di identità e riconoscibilità. Una volta, quando il mondo si muoveva offline, a parlare per noi era la fama. Cosa si diceva nelle case, nei bar e in ufficio contribuiva a cucire l’immagine pubblica a partire dai nostri comportamenti, secondo l’interpretazione che ne veniva data. Lo sdoppiamento esistenziale, introdotto dal web e dalle piattaforme social, ci ha obbligati a fare i conti con la gestione delle identità digitali. Curare la propria reputazione significa favorire la circolazione di una precisa opinione e percezione su chi siamo e cosa facciamo, fondamentale in ambito professionale. In aggiunta, in un universo particolarmente caratterizzato dai grandi numeri, si avverte sempre di più la necessità di emergere e di contraddistinguersi. Il personal branding risponde ad entrambi gli impulsi: ci si posiziona e ci si promuove, contribuendo attivamente alla formazione della propria immagine e al valore che ispira.
Un investimento su di sé
Curare la propria immagine non è una perdita di tempo. È indubbio che nella bilancia costi-benefici occorra soppesare le energie necessarie per farlo al meglio, ma dedicarsi al personal branding faciliterà molti processi. Tanto dei clienti quanto dei potenziali datori di lavoro traggono dalla nostra attività su LinkedIn moltissime informazioni. Anche non volendo, si danno precisi messaggi non soltanto su chi siamo, ma anche sul grado di affidabilità e di solidità che potremmo garantire. Se deciderai di dedicarti al tuo personal branding potrai orientare positivamente la percezione degli altri. Inoltre, quanto più avrai saputo ben rappresentarti, tante più chances avrai di farti notare e di contraddistinguerti. Un profilo LinkedIn con poche informazioni o generico, un’attività scarsa o incoerente non ti aiutano a infondere fiducia negli altri e mancherai per questo il tuo scopo, qualunque esso sia.
Il personal branding su LinkedIn parte dal profilo
Ciascun utente ha una propria pagina in cui raccogliere le proprie informazioni personali. In molti casi, è l’aspetto che crea più incertezza e molti punti di interrogativi. Scegliere cosa scrivere, quali dati inserire, a cosa dare rilevanza e cosa omettere è il primo scoglio con il quale si viene in contatto. Ti stiamo per dare qualche spunto pratico, ma prima appuntati questi due consigli di base. Primo: rivedi periodicamente il tuo profilo. Nel tempo, cambiamo e ci evolviamo; un account personale basato sulla narrazione di sé deve essere coerente con ciò che siamo oggi e sempre aggiornato nella forma e nella sostanza. Secondo: il personal branding si costruisce progressivamente. Se vuoi avere un profilo pronto quando cercherai lavoro o nuovi partner, dovrai averlo curato quando eri nella zona di comfort senza particolari necessità di essere connesso. In sintesi, si lavora in modo continuativo perché l’immagine si consolida nel tempo.
Mettici la (giusta) faccia
Un profilo LinkedIn senza foto, in generale, è una pagina zoppa. Se parliamo di personal branding questa è una mancanza che non puoi permetterti, altrimenti avrai finito prima ancora di cominciare. La foto non solo deve esserci, ma deve anche essere conforme e armonica con il racconto che stai per fare di te. Abbi cura di apparire esattamente come vuoi essere percepito e quindi tieni a mente i messaggi secondari che invii scegliendo o meno di sorridere, oppure attraverso l’abbigliamento e la postura. È un formato di comunicazione potentissimo che indurrà l’utente a proseguire nella visita o ad andarsene in un lampo. Puoi scegliere anche di corredare il profilo di una copertina e qui ti consigliamo di scegliere un soggetto funzionale, come te fotografato sul campo, un tuo risultato di spicco o, se il posizionamento lo consente, un’immagine metaforica che evochi ciò a cui dai valore.
Presentazione e informazioni
L’introduzione è il campo che compare immediatamente sotto la foto ed elenca le informazioni di base attraverso le quali gli utenti possono capire chi sei. Non scegliere parole che ti piace associare a te stesso, ma quelle che il tuo target potrebbe cercare. Se scegli di indicare l’azienda per la quale lavori attualmente o i luoghi di formazione, ricordati che verranno linkati nella parte alta del tuo profilo. Controlla che siano coerenti con gli obiettivi del tuo posizionamento. Nella sezione informazioni, invece, devi puntare a fare la differenza. Ti consigliamo di andare oltre ad un mero elenco di competenze e di provare a concepire una storia. Valgono sia la forma che la sostanza, il che significa che dovrai comunicare anche attraverso la scelta di un tono di voce e di un lessico che possano caratterizzarti. Cerca di non utilizzare un gergo troppo tecnico e non comporre un muro di parole.
La galleria delle attività
La galleria delle attività comprende qualsiasi cosa tu faccia su LinkedIn. Non soltanto, quindi, i post che scrivi tu stesso, ma anche quelli che commenti o con il quali interagisci attraverso le sei opzioni previste dalla piattaforma (consiglia, festeggia, supporto, cuore, geniale e interessante). Questo significa che quando avrai stabilito il tuo posizionamento, ogni tua azione su LinkedIn dovrà rifletterlo, come se si trattasse di tessere di un puzzle il cui disegno finale sei tu stesso. Se decidi di condividere un post altrui, spendi sempre qualche minuto per redigere una didascalia: è importante far sapere perché stai condividendo quel contenuto, a chi pensi sia utile o come lo interpreti. Ricorda, inoltre, che puoi fissare alcuni dei tuoi post e delle tue attività in evidenza sopra questa fascia, in modo che restino fisse e ben visibili anche in futuro.
Costruzione del network
LinkedIn basa il proprio senso d’essere sul concetto di community. La stessa definizione ufficiale della piattaforma allude al networking con l’obiettivo del supporto reciproco nella piena realizzazione professionale. Una volta preparato il tuo profilo, dovrai immergerti in questa arena di contatti che, potenzialmente, possono esserti utili per il business, per il collocamento o il ricollocamento, per partnership o consigli. In ottica di personal branding, il tuo network deve essere allo stesso tempo il target giusto e una sorta di cassa di risonanza. È come immaginare di avere spettatori e co-protagonisti che possano dialogare con te per contribuire alle conversazioni sulle quali si basa la piattaforma. Cerca sempre collegamenti con chi conosci, ma dedica del tempo allo scouting prendendo spunto da quelli dei tuoi contatti principali. Quando invii una richiesta di collegamento, soprattutto se preziosa, allega un messaggio per presentarti e spiegare perché vorresti entrare nel network di quella persona.
Il network come fonte di referenze
Su LinkedIn non importa tanto quante persone ti seguono, ma chi sono e quanto sono coerenti con te e il tuo posizionamento. I nostri contatti, i collegamenti, rappresentano il nostro biglietto da visita. Vanno scelti e accettati con cura perché sono la prima indicazione del nostro standing e le nostre referenze più immediate. Grazie al sistema di classificazione dei contatti, infatti, che numera quanti ne passano tra noi e la persona che ci sta chiedendo un collegamento, misuriamo la convenienza ad inserire un utente nel network. I nostri collegamenti hanno anche facoltà di certificare le nostre competenze: si capisce facilmente quanto sia fondamentale che lo facciano utenti qualificati e non i parenti. Sempre in tema di costruzione del network, la funzione Gruppi che non è di per sé così performante, ci permette di seguire alcune community specifiche ed è utile per scovare contatti interessanti da agganciare in una relazione diretta.
Segnalazioni
Una segnalazione è una sorta di riconoscimento del tuo lavoro ed è scritta da un altro utente LinkedIn. Ciascuno di noi può prendere l’iniziativa per segnalare qualcuno, ma è più diffusa la prassi di chiedere a un contatto, esclusivamente di 1° grado, di spendersi per noi stessi. Non ci sono regole scritte, ma solo opportunità soggettive. Qualcuno crede che siano utili soltanto le segnalazioni di capi o manager, ma non è così. La segnalazione di un collega di pari livello che loda affidabilità o capacità di collaborazione, così come quelle di un sottoposto che ci riconosce una sana e positiva leadership, valgono tanto quanto le referenze di un Amministratore delegato. Anche un esterno, come un fornitore, un consulente o un partner possono contribuire e dare la misura di che pasta sei fatto. È utile averne da più parti sempre che confermino o rafforzino il tuo posizionamento.
Di cosa parlare su LinkedIn
Un profilo ordinato è il minimo sindacale per dare un senso ad un account LinkedIn. Un buon network diventa fondamentale per essere dei trend follower con un minimo di senso, ovvero per usare la piattaforma per essere sul pezzo e informarsi. Ma se parliamo di personal branding la parte del leone la fanno i contenuti e, in generale, cosa fai sul social. Non puoi curare la tua immagine, né tanto meno costruirla, stando in silenzio. Per cominciare a parlare di strategia di comunicazione in senso proprio, dovrai iniziare a mettere a fuoco il posizionamento, poi passare alla sua applicazione attraverso la scelta dei formati, della frequenza e dello stile di pubblicazione.
Prima del contenuto viene il posizionamento
Lo abbiamo citato più volte, ora bisogna comprendere per bene cosa significhi posizionamento. Se infatti il nostro profilo fa la foto di chi siamo e di cosa ci occupiamo, il posizionamento è un concetto più ampio che comprende l’espressione dei valori, degli interessi e della cifra caratteriale. Ti consigliamo di essere metodico e di mettere nero su bianco quali caratteristiche, quali linee di contenuto e quale stile adottare. LinkedIn è una piattaforma che vive di conversazioni: il tuo obiettivo è generarle o cavalcarle, ma sempre in maniera molto ordinata. Molti degli utenti non ti conoscono personalmente e si faranno un’idea di te da ciò che scriverai, quindi devi essere sicuro di non dare impressioni diverse da quelle che ti sei prefissato. Se scegli un posizionamento posato, dovrai evitare di discutere animatamente; prevedi contenuti ad hoc e inserisciti nelle conversazioni sui temi che scegli. Infine, ingegnati a dare notizie e spunti innovativi se punti a diventare un punto di riferimento per il tuo settore.
Scelta dei temi
Eccoci alla fatidica domanda: di cosa parlo su LinkedIn. Se sei arrivato fino a qui, ormai dovresti aver capito che la scelta dei contenuti dipende dal posizionamento che hai scelto. Altra cosa, certamente, è farlo in maniera efficace. C’è bisogno di una strategia e di un piano editoriale e, a seconda del tuo obiettivo, puoi scegliere di farti affiancare da un professionista della comunicazione online o provare a gestire in autonomia il tuo profilo. Il primo consiglio che possiamo darti e di essere informato sulle novità del tuo settore. Scegli le tue fonti preferite, ma fai una piccola rassegna quotidiana per cercare spunti. L’idea è quella di generare una sorta di content curation che ti dia modo di esprimere la tua opinione, oltre che di far trapelare la tua dedizione al settore. Scegli due o al massimo tre ambiti di azione: più sarai caratterizzato, più risulterai riconoscibile.
Ascolto della piattaforma
Non devi essere necessariamente e sempre un follower di tendenze dettate da altri, ma devi ricordarti che anche sui social c’è un riverbero dei grandi temi culturali della società. Non pensare mai, men che meno su LinkedIn, di poter comparire ogni tanto con uno post senza presidiare la piattaforma. Hai bisogno di sapere di cosa sta parlando e quali mood circolano nella community per poter cogliere l’aria che tira, anche in modo originale. In via del tutto generale, sappi che il 2022 sarà ancora interessato dai grandi temi dell’empowerment femminile, del gender gap, del lavoro agile e delle soft skill trasversali. Alla community piacciono anche i racconti dell’eroe, quelle storie in cui si riesce in qualcosa dopo aver fallito e non aver mollato. Non ti stiamo dicendo che devi per forza esprimerti su questo, ma sicuramente devi tenerne conto perché, ad esempio, andare contro il sentiment generale potrebbe essere controproducente.
Parlare di sé, sì o no?
Anche se il tuo obiettivo è il personal branding, non lo raggiungerai facendoti smaccatamente pubblicità. Possiamo tranquillamente cooptare le regole del branding aziendale o del marketing: non parlare dei pregi del prodotto, o di quanto sei bello, bravo e buono. Piuttosto, abbi cura di creare valore. Se ti rifai ad un’esperienza personale, dovrà essere perché quell’aneddoto ha nella morale qualcosa di utile per gli altri. Mostrarsi pieni di sé e autoreferenziali non trasmetterà altro che arroganza. Per questo dovrai dimostrarti attento e rispettoso: moderare o rispondere ai commenti e congratularti per i successi altrui, ti permetterà di essere percepito positivamente. Quando decidi di scrivere un post, chiediti chi potrebbe essere interessato a leggerlo e rendilo appetibile perché gli utenti possano riconoscerti come un interlocutore qualificato, che contribuisce alla crescita, anche formativa, della community.