Lo studio dei temi della campagna elettorale sui social media completa il nostro ciclo di analisi dedicato alle elezioni. Durante il periodo pre-elettorale, siamo stati impegnati nel ruolo di osservatori. Diverse testate giornalistiche, infatti, ci hanno chiesto dati e interpretazioni di ciò che stava accadendo. Dopo un excursus sui singoli protagonisti, e dopo aver raccolto un piccolo compendio degli errori che sono stati compiuti in termini di comunicazione, ci occupiamo quindi della sostanza dei messaggi. La nostra analisi ha l’obiettivo di scoprire quali sono stati gli argomenti più frequenti, ma anche di individuare quelli che hanno maggiormente coinvolto gli utenti. Infine, abbiamo valutato quali dei principali leader politici sono stati capaci di dettare maggiormente l’agenda su ciascuno di essi. Questi risultati, insieme a quelli delle passate analisi, contribuiscono a spiegare l’esito del voto.
I temi della campagna elettorale: di cosa si è parlato di più sui social media
1) Elezioni
2) Bollette ed energia
3) Russia
4) Sicurezza
5) Reddito di cittadinanza
Il reddito di cittadinanza occupa la parte bassa della classifica dei temi della campagna elettorale più presenti sui social media. Eppure, ogni volta che è stato condiviso un contenuto che ne parlava (1,5mila articoli), l’engagement è stato molto alto (oltre 500mila reazioni). Come dire: non è stato battuto abbastanza quanto avrebbero voluto i cittadini. Ma quali cittadini? La nostra rilevazione ha evidenziato un interesse molto ben geolocalizzato. È un argomento, infatti, che appassiona soprattutto il Sud Italia, mentre il tasso di adesione è minimo al Nord. Infine, se si crede che a dettare l’agenda sul tema sia stato Giuseppe Conte, si incappa in una sorpresa. Anche qui è stata Giorgia Meloni a fare da trend setter, riuscendo ad imporre la propria visione contro, a scapito di chi si era fatto portavoce della posizione a favore.
6) Diritti
Poco discussi, altrettanto meno entusiasmanti per gli utenti. Nessun politico ha davvero esposto il tema in questa campagna elettorale, al punto che outsider dell’agone politico, come cantanti, artisti e influencer, se ne sono dovuti far carico. Appena 1.400 articoli condivisi sui social ne hanno parlato e gli utenti hanno reagito con 224mila interazioni. Il picco? Ovviamente legato a Chiara Ferragni e alle sue prese di posizione contro Giorgia Meloni. Col senno di poi, forse l’influencer per eccellenza ha fatto il gioco del leader di Fratelli d’Italia, alzando il rumore intorno a lei e chiamando al posizionamento sul tema anche chi la Ferragni non la segue ma la critica. Era andata meglio in occasione della discussione del Ddl Zan, ma lì l’influencer era scesa nel merito senza personalizzare troppo (Renzi a parte). Qui il nemico aveva nome e cognome, e forse ha rischiato di aizzare la dinamica de “il nemico del mio nemico è mio amico”.
7) Flat Tax
È l’unico dei temi della campagna elettorale ad essere comparso sui social media in occasione del voto. Prima non se ne parlava e in molti sono andati a cercare informazioni. La maggior parte degli utenti che hanno mostrato interesse sono localizzati al Centro e al Nord, ribaltando la cartina messa a fuoco dal reddito di cittadinanza. Anche in questo caso, Salvini risulta schiacciato da un altro leader della coalizione. La Flat Tax, infatti, è stato un tema quasi completamente berlusconiano. Stiamo comunque parlando di 200mila reazioni, a fronte di appena mille articoli circa. Forse gli italiani avrebbero voluto saperne di più. Ma questo è stato un problema diffuso di questa campagna elettorale dove, tra gli errori dei politici, spicca proprio l’assenza di una comunicazione improntata sulla sostanza del messaggio.
I leader politici che hanno dettato l’agenda
Da questa analisi dei temi, dell’engagement e della popolarità dei leader su ciascuno di essi, è evidente che manca qualcuno all’appello. Abbiamo detto che Matteo Salvini si è lasciato sfilare almeno due cavalli di battaglia (sicurezza e Flat Tax) e che nessuno si è intitolato il tema dei diritti. Scritta meglio, quest’ultima frase fa luce in realtà sulla debolezza di Enrico Letta. Che è poi colui, ad esempio, che la comunicazione sui diritti avrebbe dovuto masticarla come pane quotidiano. In definitiva, il segretario del Pd non risulta associato a nessuna delle conversazioni sui principali temi. È colpa anche della strategia deliberata del partito che non ha puntato sull’esposizione del leader carismatico, ma di certo Letta non ha bucato neanche quando ne aveva licenza, o ci ha provato. Anche Matteo Renzi ha giocato una partita da comparsa. Si è occupato spesso di un po’ di tutto, ma senza imporsi nel dibattito su niente, finendo per scomparire. A elezioni concluse, infatti, i risultati sono riportati dalla cronaca come percentuali attribuite ad “Azione” di Carlo Calenda. Di Renzi e Italia Viva non c’è più traccia.