Siamo sicuri che un alto numero di follower su Instagram, o su un altro social, sia sinonimo di qualità ed efficacia comunicativa? E se invece bisognasse puntare all’engagement o, meglio ancora, compenetrarlo come parametro in equilibrio? Sono diversi gli studi che nell’ultimo periodo hanno approfondito la questione, raccogliendo dati e formulando schemi di strategia che aprono nuovi tavoli di lavoro e prospettive. Soprattutto emerge l’importanza di dare valore a questa seconda metrica che è, appunto, l’engagement.
Prima di cominciare ad approfondire il tema, facciamo subito un’osservazione preliminare per fare emergere una delle conseguenze dirette delle osservazioni. Vale a dire: i fake follower non solo non sono in linea con le policy di Meta, ma sono anche fortemente controproducenti. E non solo per una intuitiva questione di reputazione.
Il rapporto tra follower ed engagement
Il numero di follower è una metrica fondamentale nella valutazione delle performance e del posizionamento sui social. Tuttavia, non se guardato isolatamente. Un’ampia community, infatti, è positiva soltanto se in equilibrio con un buon tasso di engagement. Il che è significativo, considerato che tra i due parametri c’è una relazione inversamente proporzionale. Più alto è il numero di follower, infatti, più decresce il tasso di engagement che, però, è fondamentale per convincere l’algoritmo a diffondere i contenuti, aumentandone la reach. Ciò significa che avere molti follower potrebbe essere addirittura controproducente. E questa è la ragione per la quale è più che mai sconsigliato acquistarne di fake: non essendo utenti attivi, diminuiscono l’engagement. Se da un lato, dunque, è bene non alterare artificialmente la crescita, dall’altro è opportuno conoscere tutte le sfaccettature di questa dinamica per capire a quali creator affidarsi e come ampliare il proprio seguito in modo corretto.
Fake follower: cosa sono e dove si trovano
Le indicazioni di Meta spingono a una crescita naturale dei follower per il proprio profilo. Alcune agenzie, sia in Italia sia all’estero, però offrono servizi che prevedono di accrescere il numero di follower a fronte di un pagamento. In Paesi come Asia o Africa o Sri Lanka esistono delle vere e proprie Follower Farms, organizzate per produrre attività massive di tipo digitale. Le cifre per comprarli possono andare da 9,99 fino a 449,99 euro per 5.000. In campo vengono messe diverse strategie, tutte vietate, per aggirare gli algoritmi. Per esempio si distribuiscono nel tempo i follow, in modo che non si superino le soglie limite per minuto, ora e giorno. Oppure si fanno sembrare reali i fake con la geolocalizzazione, finte foto di profilo e biografia, o pubblicazione di qualche contenuto casuale e l’interazione con storie di altri utenti. A volte impostano anche la modalità notturna.
Come si acquistano i fake follower o i fake like
Il procedimento è semplice. Una volta completato l’acquisto si inserisce il nome del profilo a cui inviare i fake follower (deve essere pubblico) o il link del post destinatario di like e commenti (anch’esso pubblico), senza necessità di fornire alcuna credenziale o password di accesso. Questo fa in modo che sia possibile acquistare follower o interazioni per un altro profilo, anche a sua insaputa. Esistono anche aziende che offrono un piano in abbonamento – con un costo mensile da 29 a 299,99 euro – attraverso cui garantirsi una crescita di follower e interazioni costante nel tempo. Per operare hanno bisogno quasi sempre delle credenziali di accesso al profilo e offrono diverse opzioni di acquisto. In base al pacchetto, cambierà la “velocità” della crescita del profilo. Il meccanismo prevede l’esposizione del profilo pagante o dei contenuti selezionati a un target che potrebbe essere sensibile a quella comunicazione, così che si generi un’interazione.
Il follow/unfollow
Il metodo del follow/unfollow è vecchio e anche in disuso. Si basa sul presupposto che, in buona percentuale, chi viene seguito restituisca “il favore” seguendo a sua volta. Per usare questa logica di probabilità esistono dei servizi che, attraverso l’utilizzo di bot, automatizzano l’attività. Tutto nel rispetto dei limiti imposti da Meta (es. numero massimo di following e unfollowing che si possono compiere al minuto, all’ora e al giorno). La procedura funziona così: il bot in base al target individua il profilo da seguire, lo segue, si fa riseguirà e, poi, a distanza di qualche giorno toglie il suo follow. Ripetendo questo meccanismo, il profilo Instagram tende ad aumentare i propri follower, grazie appunto agli utenti che ricambiano e poi non vengono più seguiti.
Gli engagement group
Sono organizzati soprattutto attraverso Telegram e chiamano a raccolta utenti disposti a fare engagement su profili altrui. Si accede su invito e, una volta all’interno, si comunica il proprio account Instagram. In alcuni casi bisogna rispettare dei requisiti minimi, in termini di follower e post post pubblicati nell’anno, per essere considerati account di qualità. Il bot che gestisce il canale propone diversi profili o post con l’azione da compiere, per esempio seguire il profilo, aggiungere un like, scrivere un commento. L’utente effettua l’azione e poi torna sul gruppo Telegram a darne conferma, così da consentire al bot di verificare la corretta esecuzione della stessa. Per questo lavoro esiste una remunerazione sotto forma di crediti, con cui, a sua volta, può richiedere al gruppo di compiere azioni sul proprio profilo. Oppure può chiedere un pagamento (da 0,0001 a 0,04 euro) che sarà convertito in buoni Amazon o versato tramite PayPal.
Perché non conviene avere fake follower
Come dicevamo, il numero di follower è stato in passato un criterio importante per soppesare il successo di un profilo. Oggi però si tende a considerarlo una vanity metrics, ossia una metrica che ha poco a che fare con la qualità e molto con la percezione di prestigio. Nel tempo si è compreso come sia, invece, il coinvolgimento degli utenti a determinare l’efficacia di una comunicazione sui social. In questo contesto i fake follower non solo sono controproducenti dal punto di vista della reputazione, ma non sono neanche utili. Spendere somme per aumentare la propria audience non è quindi la strada giusta da seguire. A meno di farlo per altri obiettivi, come raggiungere un maggior numero di utenti per farli appassionare ai nostri contenuti. Ed è qui che entra in gioco l’advertising.
Come funzionano le campagne di advertising
Abbiamo dedicato approfondimenti specifici all’advertising online. Siamo partiti dall’esplorare le ragioni e le modalità per fare pubblicità su web e social media, per poi declinare tecnicamente queste attività su tutti i circuiti, da Google e Bing, fino ai social. In questa circostanza, vale la pena affondare lo sguardo sull’advertising interna a una piattaforma come Instagram. Questo perché è utile per capire come esista un’alternativa che, intanto, è ammessa e che poi è più efficace dell’acquisto di fake, siano essi follower o interazioni. La pubblicità su Instagram rientra nel più ampio circuito pubblicitario di Meta – inclusi Facebook, Messenger e Whatsapp – e consente di creare inserzioni di diversi formati e con diversi obiettivi, scegliendo budget e target di utenti a cui mostrare l’annuncio.
Gli obiettivi raggiungibili
Attivando una campagna di adv su Instagram è possibile perseguire questi obiettivi:
- Notorietà. Si punta a rendere riconoscibile il brand o il prodotto, massimizzando il numero di utenti raggiunti e/o le visualizzazioni di un video, per fare in modo che il pubblico se ne ricordi.
- Traffico. Qui lo scopo è quello di ottenere un click verso una destinazione esterna, come un sito web, un’app o un evento di Facebook.
- Engagement. Si promuove un post pubblicato sul profilo per aumentare le interazioni o le visualizzazioni, ricevere più messaggi privati, incentivare l’acquisto di un prodotto.
- Contatti. Si cerca di ingaggiare le persone che rientrano nel target a contattare il brand o l’azienda tramite telefono, whatsapp o altro.
- Vendite. Si promuovono i prodotti pubblicati all’interno del proprio Instagram Shop per aumentare le vendite.
I criteri delle campagne
Le campagne si creano impostando dei parametri a scelta, funzionali ai propri obiettivi e dipendenti dalle proprie disponibilità.
- Budget: ovvero quanto si vuole spendere per le inserzioni.
- Target: ovvero quale fascia di pubblico si vuole coinvolgere ed esporre all’inserzione. La profilazione è socio-demografica può essere geografica, per lingua, interessi, comportamenti e altro.
- Numero e tipologia di contenuto di ciascuna inserzione: ovvero sarà un’immagine, un video, un carosello, una storia o un reel.
- Eventuale categoria speciale: in alcuni casi sono necessarie dichiarazioni e vincoli particolari perché ci sono delle regolamentazioni interne di settore. Per esempio: promozioni finanziarie, relative a impiego e lavoro, annunci immobiliari, elettorali o politici.
Come usare le campagne di advertising
Tra le campagne previste da Instagram non ne esiste una con obiettivo specifico sul numero di follower. Questo perché Meta incoraggia una crescita spontanea dei profili a partire dall’interesse generato dai contenuti (engagement). Ciò conferma l’importanza di partire da una buona qualità della comunicazione, progettata strategicamente a partire dal posizionamento fino ai piani editoriali. L’advertising permette poi di veicolare il messaggio nel modo più funzionale possibile, addirittura consentendo la creazione di pubblici personalizzati che possono essere raggiunti in più sezioni dell’app. Tra queste il Feed, Feed del profilo (durante lo scroll dei post), la sezione Esplora, le Storie, la sezione Reel e i risultati della ricerca. Se ben impostata, una campagna conduce indirettamente all’aumento dei follower perché agisce sulla notorietà del profilo. E si tratterà di nuovi utenti perfetti, perché reali e interessati, per favorire la costruzione di una community sana e attiva.
L’approfondmento del Corriere della Sera con DeRev
Tutto questo di cui vi abbiamo parlato, e anche qualcosa in più, è stato al centro di un’inchiesta condotta con il Corriere della Sera. Non è la prima volta che affianchiamo una testata quando si tratta di fare luce su dinamiche digitali o di comprendere i comportamenti degli utenti. Con il Corriere, in particolare, c’è una sinergia che si è ampliata nel tempo, e che ha permesso a molti giornalisti di fidarsi di DeRev. Per esempio, esiste un format che si chiama EuropaLike, ideato con l’obiettivo di narrare la politica alla luce delle elezioni europee, per il quale DeRev ha creato un algoritmo ad hoc. Il tema dei fake follower è stato trattato, invece, da Dataroom e da Milena Gabanelli che in passato ci avevano chiesto supporto per indagare i meccanismi di monetizzazione sulle piattaforme social.