Il crowdfunding è ormai diventato una forma diffusa di finanziamento di idee, progetti e imprese. Nel 2019, il rapporto del Cambridge Centre for Alternative Finance intitolato “Paradigmi in movimento”, che aveva lo scopo di mappare il panorama europeo del crowdfunding ci ha informato che dal 2016 al 2017 i volumi del mercato sono cresciuti del 36%, passando da 7,67 miliardi di euro a 10,44 miliardi di euro.
In questo scenario, uno dei modelli di crowdfunding più diffuso è sicuramente l’equity crowdfunding, il cui sviluppo è stato favorito dalla crisi del 2008 e dalla conseguente difficoltà di accesso al credito da parte di startup e PMI. Il modello equity prevede che il finanziamento avvenga sotto forma di capitale di rischio: i finanziatori dunque, che in questo caso non sono donatori ma diventano veri e propri investitori, ottengono quote di partecipazione della società con diritti di tipo patrimoniale e amministrativo.
Che differenza c’è tra equity, lending, reward e donation crowdfunding?
Prima di approfondire i dettagli del crowdfunding, però, occorre conoscerne i quattro modelli principali:
- Donation crowdfunding, indicato per progetti no-profit o iniziative di beneficenza e solidarietà che abbiano un importante valore sociale. In questo tipo di crowdfunding, infatti, chi contribuisce effettua una semplice donazione e non riceve nulla in cambio, se non qualcosa di simbolico e la soddisfazione di aver finanziato un progetto o una causa che ha a cuore.
- Reward crowdfunding, utilizzato sia per progetti privati che per progetti di business, prevede che i finanziatori ricevano in cambio una ricompensa, solitamente in proporzione alla cifra che hanno deciso di offrire. In questo caso, come avviene su DeRev.com, le ricompense non possono mai essere di natura finanziaria, quindi niente quote societarie o ritorni economici, ma generalmente includono il prodotto che si sta finanziando o altre ricompense legate all’oggetto della campagna.
- Lending crowdfunding, basato sulla logica dei prestiti tra utenti, per cui chi contribuisce è considerato un prestatore a cui il denaro sarà restituito con l’aggiunta di un interesse da parte dei beneficiari. Il lending crowdfunding viene utilizzato come strumento di investimento per prestare soldi sia a privati che ad aziende, e pertanto è gestito da piattaforme specializzate e autorizzate.
- Equity crowdfunding, secondo cui chi finanzia un’impresa diventa un vero e proprio investitore in quanto riceve in cambio una quota di partecipazione della società, con tutti i diritti patrimoniali e amministrativi che essa comporta. L’Italia è stato il primo Paese al mondo a normare questa forma di finanziamento nel 2013, quando la Consob ha emanato uno specifico regolamento.
Scegliere quale forma di crowdfunding è più adatta a uno specifico progetto è lo step di partenza fondamentale affinché la raccolta funzioni e vada a buon fine. L’equity crowdfunding, che qui andremo ad approfondire, è perfetto nel caso di una startup innovativa che, oltre a una maggiore liquidità, vuole anche ampliare la partecipazione alla propria impresa introducendo altri soci.
Mercato e piattaforme italiane di equity crowdfunding
Il mercato è in continua crescita: il 2019 è stato un anno da record per l’equity crowdfunding e, con oltre 65 milioni di euro raccolti sulle 9 piattaforme più attive in Italia, ha quasi raddoppiato i numeri rispetto al 2018, quando si parlava di 36 milioni di euro. Le piattaforme dedicate all’equity crowdfunding in Italia aumentano insieme al moltiplicarsi degli investitori:
1) CrowdfundMe – www.crowdfundme.it
La piattaforma di equity crowdfunding che può vantare il più alto numero di investitori oltre ad essere stata la prima a quotarsi in Borsa. Un vero e proprio sito di riferimento per imprenditori e investitori che vanta una percentuale di successo delle campagne del 70%.
Su CrowdfundMe le quote possono essere scambiate tramite il regime alternativo di intestazione, disponibile grazie all’accordo con Directa SIM, che permette di saltare i passaggi da notaio e commercialista.
2) Mamacrowd – www.mamacrowd.com
Nata nel 2016, questa piattaforma è gestita da SiamoSoci e nel 2019 ha confermato il suo primato per ammontare del capitale raccolto e numero di campagne concluse con successo.
Memorabile quella di StartupItalia, una delle più grandi realizzate fino ad ora nel nostro Paese, che ha portato alla raccolta di 2 milioni e 670mila euro da 2.000 investitori, sancendo definitivamente il ruolo di Startup Italia come media company di riferimento per il settore startup e innovazione in Italia.
3) 200crowd – www.200crowd.com
La prima piattaforma in Italia a diventare un punto di riferimento per il settore fintech italiano. Oltre ad una vasta platea di investitori, chi decide di lanciare il proprio progetto su questa piattaforma avrà a disposizione anche il know how e le competenze specifiche nel digitale e nell’innovazione finanziaria.
Proprio su 200crowd, nel 2018 Soisy, azienda italiana che propone marketplace lending per acquisti su e-commerce, ha chiuso una campagna record da 905mila euro raccolti in soli sei giorni.
4) Doorway – www.doorwayplatform.com/it
È una piattaforma nata nel 2019 e pensata per business angel, con un ticket di ingresso per gli investitori pari a minimo 5.000 euro. Proprio su Doorway MySecretCase, shop online di sex toys, ha chiuso un round di finanziamento in equity crowdfunding di 2,5 milioni di euro.
5) The Best Equity – www.thebestequity.com
Una piattaforma per l’equity crowdfunding che ha lo scopo di scovare e selezionare i progetti più creativi e interessanti e dar loro un’opportunità di crescita. The Best Equity ha anche una specializzazione nel mondo dello sport da cui nasce la campagna Pordenone 2020 che ha portato la squadra a raccogliere 2 milioni e 280mila euro, la raccolta in crowdfunding più alta mai registrata in Italia per una società sportiva.
Come funziona per gli investitori
L’equity crowdfunding permette ai finanziatori di acquisire partecipazioni societarie nelle aziende in cui investono. Proprio per questo motivo, è necessario che l’investitore sia al corrente del rapporto rischio-beneficio che ciascuna campagna comporta. A questo proposito è bene ricordare che, sebbene la piattaforma di equity crowdfunding non svolga funzioni di consulente finanziario, è tuttavia tenuta ad assicurarsi che gli investitori possano comprendere fino in fondo tutte le caratteristiche dell’investimento.
Gli investitori, così come indicato dalla Consob, devono completare un vero e proprio “percorso di investimento consapevole” e rispondere a un questionario online per attestare di aver preso visione delle informazioni messe a disposizione sulla piattaforma. A questo punto gli investitori potranno aderire all’offerta senza dimenticare, tuttavia, che l’investimento, e quindi la sottoscrizione delle quote, diventeranno effettivi solo una volta che la campagna si sarà conclusa con successo.
Investire in una startup attraverso l’equity crowdfunding, dunque, è relativamente semplice:
- si sceglie la startup su cui investire navigando all’interno delle varie piattaforme;
- si prende visione del documento di investor education messo a disposizione sul sito della Consob;
- si risponde al questionario online per verificare che si siano comprese a fondo le dinamiche e i rischi dell’investimento;
- si invia tutta la documentazione richiesta, inclusa quella che dimostri che si è in grado di sostenere economicamente l’eventuale perdita dell’investimento;
- si effettua l’ìnvestimento e si attende che la piattaforma processi l’operazione.
Pro e Contro dell’investimento in equity crowdfunding
Partiamo dagli aspetti positivi:
- Detrazioni fiscali: nel recente Decreto Rilancio le detrazioni per chi investe in startup e PMI innovative italiane sono aumentate dal 30% al 50%, un buon incentivo per gli investitori;
- Diversificazione del portafoglio: l’equity crowdfunding è uno strumento di finanza alternativa che permette di diversificare il proprio portafoglio di investimenti puntando su società che operano in settori anche molto diversi tra loro;
- Nessun intermediario: per i privati che decidono di investire somme al di sotto dei 500 euro non è necessario neanche recarsi in banca.
I rischi principali, invece, sono:
- Perdita di capitale: secondo quanto stabilito dalla Consob, con l’equity crowdfunding si possono acquistare solo “titoli di capitale”, quindi partecipare per intero ai rischi imprenditoriali delle startup e delle PMI finanziate;
- Mancanza di liquidità: solitamente gli strumenti finanziari acquisiti tramite equity crowdfunding non sono negoziati sui mercati tradizionali, quindi liquidarli potrebbe risultare più complesso;
- Mancanza di dividendi: per tutto il periodo in cui una società è registrata come startup innovativa, gli utili non possono essere suddivisi tra i soci, per cui chi investe in una startup attraverso l’equity crowdfunding può ricevere i dividendi solo dopo un periodo di tempo abbastanza ampio.
I casi di successo, però, non mancano e di recente ci sono state alcune exit di rilievo: a febbraio 2019 si è registrata la prima exit di successo di una società italiana finanziata attraverso l’equity crowdfunding: si tratta di Kiunsys, spinoff dell’Università di Pisa che nel 2015 chiuse una campagna raccogliendo 505mila euro sul portale Starsup e quattro anni dopo è stata interamente acquistata da Municipia, società del gruppo engineering. Ancora più prestigiosa la exit di Stamplay, startup italiana che si occupa di sviluppo app senza ricorrere al codice, che nel 2014 aveva raccolto tramite la piattaforma Seedrs ben 256mila sterline e nel 2019 è stata acquisita da Apple per 5 milioni di euro.
Come funziona per le società
Il decreto Crescita Bis, d.l. 179/2012, ha dato la possibilità alle startup innovative di accedere all’equity crowdfunding mentre la Legge di stabilità del 2017, l, 232/2016 ha allargato questa opportunità anche alle piccole e medie imprese in forma di S.r.l. Per lanciare una campagna di equity crowdfunding per la propria impresa, dunque, oltre ad assicurarsi di soddisfare i requisiti di legge, si dovrà scegliere accuratamente la piattaforma più adatta e progettare una strategia molto simile a quella del reward-crowdfunding (ne abbiamo parlato qui) o, più generale, ad una campagna di marketing per il lancio di un nuovo brand o prodotto sul mercato.
Proprio per questo motivo, una campagna di equity crowdfunding è un’ottima palestra per gli imprenditori che si apprestano a lanciare la propria startup, in quanto li costringe ad affrontare e curare tutti gli aspetti del loro progetto: prodotto, mercato di riferimento, target a cui si rivolge, business plan e prospettive di crescita, storytelling, community engagement e comunicazione sui social media e sulla stampa, così come ogni altra azione commerciale e di marketing necessaria a promuoverlo e farlo conoscere.
Per realizzare una campagna di equity crowdfunding di successo, infatti, non basta caricare il proprio progetto su una piattaforma e attendere che qualcuno decida di investire: occorre pianificare, impostare un buono storytelling e dimostrarsi attrattivi. Ecco le regole d’oro:
1) Scegliere la piattaforma più adatta alle proprie esigenze: È importante assicurarsi che l’operatore a cui si è scelto di affidare il proprio progetto sia in linea con le proprie aspettative, conosca il mercato di riferimento e abbia al suo attivo diverse campagne di successo.
2) Preparare la documentazione tecnica: A partire dal business plan fino al pitch, questi saranno i presupposti su cui si baserà la valutazione del progetto fatta dagli investitori. In questa fase è molto importante lavorare individuare la corretta valutazione pre-money della società per determinare l’importo da chiedere agli investitori e di conseguenza il capitale sociale e le quote da offrire in cambio.
3) Individuare i punti di forza e pianificare gli obiettivi: Perché le persone dovrebbero investire nella mia azienda? Trovare la risposta a questa domanda e presentarla in maniera chiara è dettagliata è essenziale per spiegare ai potenziali investitori i benefici e i vantaggi per cui dovrebbero finanziare una startup. Inoltre, bisogna avere chiaro il percorso che si intende seguire dopo aver ottenuto l’investimento, e dunque spiegare ai potenziali finanziatori quali azioni verranno messe in pratica, come verranno spesi i soldi dell’investimento e quali obiettivi di business si intende raggiungere.
4) Raccontare l’equity story dell’azienda, possibilmente coinvolgendo i potenziali investitori e rendendoli da subito partecipi del progetto. Oltre ai fattori economico-finanziari, infatti, anche l’aspetto emotivo, la visione dell’imprenditore e un risvolto sociale influiscono molto sulla scelta del progetto su cui investire da parte del finanziatore.
5) Costruire una strategia di comunicazione: Social media, sito web, campagne di advertising, attività di PR e ufficio stampa, magari realizzando una serie di contenuti e video attraverso cui raccontare la startup, il team e promuovere l’opportunità di investire per farne parte. Da questo punto di vista, una campagna di equity crowdfunding può esser paragonata ad una campagna di marketing, per cui si seguono le stesse regole di un’azienda che vuole farsi conoscere, acquisire clienti o lanciare il proprio prodotto sul mercato.
6) Studiare best practice e concorrenza: Osservare quello che fanno gli altri, carpire i segreti e le strategie delle campagne di successo può rivelarsi utilissimo per impostare la propria raccolta e anche la propria strategia di promozione. All’interno del nostro blog, così come su altri siti web, vengono raccontate e analizzare le strategie più efficaci utilizzare dalle campagne di crowdfunding per superare l’obiettivo economico e portare a termine la propria raccolta con successo.
7) Non limitarsi al marketing digitale: Una campagna di equity crowdfunding si svolge online, ma la comunicazione sui canali digitali non basta. Promuovere una raccolta di capitali vuol dire raggiungere i potenziali investitori su tutti i canali di comunicazione, anche offline, attraverso l’ufficio stampa e le attività di PR e networking per farsi conoscere, parlare alla gente e spiegare perché dovrebbero credere nel progetto e cogliere l’opportunità di farne parte.
8) Valutare la durata della raccolta: Non è assolutamente vero che più si resta online e più fondi si possono raccogliere, in quanto la maggior parte delle campagne ricevono la maggior parte degli investimenti in brevi momenti e non seguendo una crescita lineare nel tempo. La durata della campagna, infatti, è una scelta strategica da prendere mettendo in conto diversi fattori e deve essere sempre perfettamente in linea con la strategia di comunicazione e promozione della raccolta.
9) Garantire chiarezza e trasparenza: Il crowdfunding, ma più in generale una qualsiasi operazione di investimento, si basa sulla fiducia reciproca tra due soggetti che decidono di legarsi mettendo a disposizione da un lato i propri soldi e dall’altro la propria azienda. Per questo motivo, tutto quello che si fa e si racconta deve essere estremamente chiaro e trasparente sotto ogni aspetto, e l’autore di una campagna deve essere a disposizione dei potenziali investitori per chiarire ogni dubbio e rispondere a tutte le domande che potrebbero sorgere prima dell’investimento.
10) Investire in advisor, strategia e promozione: per chi è alla sua prima esperienza con l’equity crowdfunding, può essere fondamentale affidarsi a consulenti o società specializzate che affiancano startup e PMI innovative nel costruire e gestire la propria raccolta di capitali. Grazie alla sua esperienza nel fintech e nel crowdfunding, DeRev offre un servizio specializzato di consulenza e affiancamento per le aziende che vogliono utilizzare l’equity crowdfunding per raccogliere capitali, aiutandole sia nella progettazione dei contenuti e della strategia di comunicazione sia successivamente in tutte le attività operative legate a social media, ufficio stampa, digital PR, gestione del rapporto con la community e campagne di advertising per raggiungere gli investitori.