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Tutti i casi in cui cui NON lanciare una campagna di crowdfunding
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Tutti i casi in cui NON lanciare una campagna di crowdfunding

  • 9 Giugno 2021
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Una raccolta fondi online può essere un ottimo modo per finanziare un’idea o un progetto. Tuttavia, ci sono situazioni in cui sarebbe meglio non lanciare una campagna di crowdfunding. Sappiamo che i vantaggi di domandare un contributo collettivo sono molti e aumentano con il tempo. Grazie alla crescente dimestichezza degli utenti con gli strumenti digitali, infatti, non occorre più spiegare cosa sia il crowdfunding prima di lanciare una campagna.

Per avere un’idea di quanto le cose siano cambiate basti pensare che nel 2020 le donazioni online hanno superato quelle in contanti. Un risultato sicuramente favorito dalla pandemia, che ha accelerato la digitalizzazione dei servizi, ma che era già all’orizzonte da anni. Inoltre, è significativa anche la distribuzione anagrafica dei finanziatori: sempre più spesso, infatti, i donatori sono under 40 e hanno un’estrema familiarità con le tecnologie.

Ma se lo scenario sembra roseo, questo non significa che creare una raccolta fondi garantisca un risultato di successo, né che sia semplice raggiungere l’obiettivo. Al contrario, occorre pianificare con accuratezza e saper gestire la raccolta in tutte le sue fasi. Se questa necessità di strategia è ciò che può permetterti di realizzare il tuo scopo, ci sono delle circostanze in cui l’assenza di alcuni presupposti rende l’impresa pericolosa. Se, quindi, ti riconosci in uno dei casi che seguono, pensa bene a cosa vuoi fare perché l’esito potrebbe essere fallimentare o addirittura controproducente.

 

NON lanciare una campagna di crowdfunding se:

 

1) Non hai una community di sostenitori fidelizzati.

Una raccolta fondi è basata sulla condivisione e il coinvolgimento del pubblico. Poter contare su una community fidelizzata non è solo un valore aggiunto, ma una base di partenza essenziale. Questo zoccolo duro di supporter può essere costituito da follower sui social media, da persone iscritte a newsletter o membership, oppure può essere una rete di persone unite da un’associazione. Non stiamo parlando solo di numeri. Quello che ti serve non è una massa indistinta, ma un gruppo di persone che ti seguono perché condividono ciò che fai e ne ricavano valore. Assicurarsi il supporto di una prima cerchia di finanziatori ti permetterà di raccogliere il primo 30% del budget nel minor tempo possibile. Se ti manca la community, invece, sarà estremamente arduo immaginare di raccogliere consenso partendo da zero. In questo caso, lavora per la costruzione della community e solo quando sarà pronta, viva e attiva, lancia la raccolta.

 

2) Non hai budget da investire nella promozione della campagna.

Il crowdfunding non è l’ultima spiaggia, ma un metodo di finanziamento con caratteristiche e logiche propri. Non va dunque interpretato come una richiesta di aiuto quando altri metodi, come banche, investitori e produttori, non hanno prodotto i risultati sperati. Al contrario, una campagna di crowdfunding è un’attività che richiede investimento.  Avrai bisogno di tempo, risorse e denaro sia per progettare e strutturare la raccolta, sia per promuoverla e diffonderla. I crowdfunding di maggior successo sono quelli che pianificano tutte le attività di comunicazione e marketing prima ancora di lanciare la raccolta. Tra queste ci sono campagne pubblicitarie online o offline, iniziative sulla stampa e collaborazioni con influencer. L’investimento preliminare dovrebbe essere di circa il 30% del budget che si punta a raccogliere. Senza questo primo step, non ha senso organizzare una raccolta fondi.

 

3) Non hai tempo da dedicare alla campagna.

Il crowdfunding non è una semplice richiesta economica né un bando di finanziamento, dove si prepara tutto il necessario, si invia la richiesta e si resta in attesa del responso. Allo stesso modo, il crowdfunding non è elemosina. Non si lascia un cappello virtuale per terra sperando che intercetti la benevolenza altrui del tutto spontanea. Al contrario, il crowdfunding è un’operazione di fundraising e, allo stesso tempo, un’operazione di marketing. Coinvolge a tempo pieno l’intero team progettuale per tutta la durata della campagna, oltre che per i mesi precedenti e successivi. Ciò significa che una raccolta fondi richiede tempo ed energie in ogni sua fase. Lancia una campagna soltanto quando sai di avere disponibilità e volontà di investire il tuo tempo e le tue risorse.

 

4) Non hai un team dedicato alla promozione della campagna.

Nessuna operazione di marketing e nessun lancio di servizi o prodotti è un incontro di elementi senza alchimista e senza laboratorio. Esattamente come in qualsiasi impresa sono necessarie competenze e un team che le sappia interpretare. Promozione del progetto sui social media e tramite la stampa, diffusione attraverso digital pr, valutazione economiche e piani operativi, community management, produzione e gestione delle ricompense, sono solo alcune delle attività necessarie alla riuscita di una raccolta fondi. Un’unica persona che, in solitudine, fa fronte alla totalità degli aspetti organizzativi è il segreto dell’insuccesso. Al contrario, per far decollare il progetto, bisogna prevedere una squadra preparata e ben assortita.

 

5) Il progetto richiede un budget sproporzionato.

La richiesta economica deve essere calibrata sulle esigenze del progetto, ma anche sulle reali possibilità di raccogliere quel budget. Una community già fidelizzata o l’adesione di finanziatori favoriscono la previsione del risultato della raccolta. D’altro canto, una serie di accorgimenti ti aiuteranno a raggiungere un importo elevato. Tra questi spiccano una buona promozione promozione e la previsione di ricompense. Ma qualsiasi sia la tua esigenza economica, ricorda che solo il 2% delle campagne di crowdfunding raccoglie più di 100.000 euro. Puntare ad un obiettivo troppo alto può spaventare i possibili sostenitori, che potrebbero sentirsi di valere quanto un granello di sabbia nel deserto. Se, dunque, il tuo progetto è ambizioso e ha necessità di un budget elevato, assicurati di poter contare su alcuni punti di forza. Ad esempio: un’ampia community, forza comunicativa, ricompense adatte e budget sufficiente. In caso contrario, lanciare una campagna potrebbe non fare al caso tuo.

 

6) Non hai nulla da offrire ai tuoi finanziatori.

Sebbene si parli di donazioni, il crowdfunding ha intrinseco un concetto di scambio. È possibile che alcune istanze vengano finanziate sull’onda della solidarietà. In questo caso, chi dona è soddisfatto dalla sensazione di benessere per la buona azione. Tuttavia, le raccolte fondi vengono lanciate anche e soprattutto per finanziare progetti, idee e progresso. I finanziatori sono maggiormente bendisposti se prevedono che ciò che intendi realizzare avrà un impatto positivo sulle loro vite. Ma lo saranno ancora di più se gli saprai offrire un controvalore immediato. A questo servono le così dette ricompense. Le campagne che le prevedono, infatti, riescono a raccogliere fino a 80-100 euro per utente. Al contrario, la donazione media che viene incassata dalle raccolte fondi prive di ricompense è di 5-10 euro. Se desideri approfondire il tema, su DeRev puoi scoprire quali sono le migliori ricompense per i donatori. In generale, le campagne di crowdfunding di maggior successo offrono in media 8 ricompense, pensate sia per i contributi di singoli utenti (a scaglioni dai 5 ai 250 euro), sia per i grandi donatori come aziende, partner e associazioni (dai 500 ai 5.000 euro).

 

7) Hai una reputazione da difendere (o una cattiva reputazione).

Una campagna di crowdfunding non si risolve unicamente negli aspetti finanziari della raccolta fondi. Nel momento in cui lanci una richiesta di donazioni, questa iniziativa ti rappresenta e ti espone pubblicamente. Stai chiedendo denaro, naturalmente, ma le persone accettano di finanziarti se alla base c’è fiducia, stima e consenso. Per questo, il crowdfunding è spesso usato dai progettisti anche per testare il gradimento di un prodotto o un’iniziativa sul mercato, così da avere un’idea del riscontro della loro idea (piace/non piace). Allo stesso modo, campagne legate ad iniziative personali – come una candidatura elettorale – rappresentano un vero e proprio sondaggio sul proprio consenso. Ciò significa che una raccolta fondi può confermare un successo, ma se fallisce può causare gravi danni alla reputazione e macchiare il percorso.

 

Come si valutano le campagne di DeRev

DeRev garantisce ai progetti un’elevatissima visibilità sul web e sui media, ma il successo di una campagna dipende sempre dal valore dell’idea e dalla qualità dei contenuti con cui viene presentata. La trasparenza premia sempre. Per questo, le raccolte fondi più efficaci hanno curato con estrema attenzione tutti i dettagli per raccontare fedelmente quello che stanno realizzando. Gli utenti apprezzano campagne raccontate in maniera chiara e onesta, in cui esigenze e fasi necessarie alla realizzazione sono ben specificate, senza confusione o ambiguità. Senza questi requisiti di base, meglio valutare bene: potrebbe essere meglio non lanciare una campagna di crowdfunding.

Prima del lancio e dell’apertura al pubblico, tutte le campagne create sulla piattaforma DeRev vengono inviate per la fase di approvazione al nostro team interno. Esaminiamo manualmente ciascuna campagna e i rispettivi autori. Oltre al rispetto delle nostre Linee Guida, ci assicuriamo che ogni raccolta fondi si presenti in modo efficace. Per questo, offriamo la nostra consulenza gratuita agli autori con consigli e suggerimenti su come migliorare tutti gli aspetti fondamentali della campagna.


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