Nella valutazione circa l’opportunità di lanciare una campagna di raccolta fondi su DeRev, oltre ai numerosi vantaggi e benefici del crowdfunding, è bene che gli autori considerino anche le possibili implicazioni negative legate ad un’eventuale insuccesso.
In particolare:
1. La novità dello strumento: il crowdfunding è una pratica relativamente nuova e, nonostante il clamore che i progetti di successo destano nei media, la realtà generale racconta di un pubblico non ancora perfettamente consapevole e abituato alla dinamica della raccolta fondi online. Chi intraprende la strada della creazione di un progetto deve farlo non solo con le migliori intenzioni ma anche col massimo impegno. I casi di successo dimostrano che solo la costanza e la qualità nell’impostazione della strategia, nella gestione e nella promozione sono in grado di garantire il risultato.
2. Il danno alla reputazione: come una campagna di successo può attirare l’attenzione e migliorare l’immagine del brand e dell’autore, così un insuccesso con determinate caratteristiche può incrinare la fiducia e la credibilità di soggetti che – per così dire – hanno più “da perdere”. Se, per esempio, l’obiettivo economico non viene raggiunto, la campagna fallisce con un importo raccolto particolarmente basso o si genera poca attenzione e traffico di utenti, il rischio principale è quello di pregiudicare anche iniziative future. Altro accorgimento è quello di essere sicuri di proporre la realizzazione di qualcosa che risponda alle aspettative degli utenti, garantendo la coerenza tra quanto promesso e quanto effettivamente reso al pubblico.
3. I costi della campagna: vanno calcolati sia quelli finanziari che quelli creativi e di gestione. Quelli vivi comprendono ad esempio le cifre spese qualora si scelga di commissionare un video a dei professionisti o si ricorra a un ufficio stampa e/o si decida di produrre dei gadget o materiale promozionale vario, non potendo provvedere in proprio – per scelta o per mancanza delle competenze necessarie – e anche quelli della produzione dell’output. Sul versante creativo e gestionale ha un peso rilevante la quantità di tempo impiegata, che per centrare l’obiettivo diventa un vero e proprio lavoro, assorbente come tale.
4. La protezione della propria idea dal rischio di furti: è una delle paure più diffuse, e se è vero che un’idea non è tutelabile giuridicamente col diritto d’autore, l’unica cosa che può garantire in materia – a parte brevetti e depositi legali, spesso non attivi – è proprio la competenza dimostrata e il vantaggio competitivo che si può acquisire con una buona campagna.
5. “Esaurire” la propria comunità di donatori: non c’è molta fiducia in un meccanismo che prevede una richiesta diretta al pubblico nel momento in cui si svolge una attività continuativa che si traduce in progetti diversi da finanziare periodicamente. La relazione esperienziale con l’utente, il filo diretto, “chiedere” e non semplicemente promuovere sul mercato può stancare il consumatore, esaurendone la volontà di contribuire. Tutto ciò è sempre collegato alla mancanza di familiarità con il crowdfunding, che deve ancora consolidarsi come pratica abituale nella communis opinio.
6. La paura delle frodi: altro timore diffuso è quello di incorrere nelle frodi, per quanto le statistiche internazionali dimostrino che si tratta di un rischio estremamente remoto e generalmente inferiore alle altre forme di investimento, donazione o pagamento digitale.